Carola Mazot
Alberto DITRACI
Antonio CARBE'
Chiara GATTI
Dino VILLANI
Enzo DE MARTINO
Franco BINELLO
Franco FOSSA
Franco LOI
Gabriella NIERO
Gianni DAZZIO
Gianni PRE
Giorgio PILLA
Giorgio SEVESO
Gioxe DE MICHELI
Giulio GASPAROTTI
Giuseppe POSSA
Giuseppe PROSIO
Liana BORTOLON
Mafalda CORTINA
Maria Clara BOSELLO
Mario BORGESE
Mario DE MICHELI
Natale ZACCURI
Orfango CAMPIGLI
Paolo RIZZI
Pier Luigi VERRUA
Roberta AVALONE
Roberto MAIOGLIO
Tiziana CANITERO
Vera MENEGUZZO
Veronica MOLINARI

Franco LOI

Critica alla pittura di Carola Mazot
10-01-1982
Certe volte avviene di pensare cosa sarebbe stato di noi senza alcune combinazioni avvenute nella vita.

Per esempio davanti alla tela, questo incontro misterioso che non si sa come arrivi, senza cui non so immaginare l'esistenza; ha una origine tanto lontana. E' un appunto di Carola Mazot. A me sembra dica, con molta semplicità, molte cose: e dell'atteggiamento dell'artista verso la pittura, ma anche delle componenti psicologiche e biografiche, che si collegano al lavoro, alla vita quotidiana e alla più intima personalità di un qualsiasi pittore. Carola nasce a Valdagno, ha appena tre anni quando viene a Milano e vi frequenta l'Accademia di Brera, ne ha diciannove quando si trasferisce a Venezia, per volontà della madre che vuol tornare nella sua città. Veneziana, dunque, e famiglia di artisti, quella degli Zanetti- Zilla. Il nonno materno è pittore di grande talento, ed ha un suo posto di rilievo nella storia della pittura italiana, post-impressionista; la nonna è figlia di Matschegs sloveno di Lubiana, che è stato maestro di Ciardi. Il nonno ha certamente una grande influenza e si occupa con rigore dell'educazione artistica della nipote, ma come spesso succede, esercita un fascino contraddittorio e soprattutto idealistico. Quando viene a mancare il nonno Carola entra come allieva nello studio di Frisia. "In principio fu interessante. Mi tolse la preparazione a matita, facendomi disegnare dipingendo. La sua fu una preparazione soprattutto di tecnica e abilità, copie dal vero, nature morte, ritratti. Avevo sedici anni." In seguito incontra lo scultore Pepe: "M'insegnò a lavorare senza mai perdere d'occhio l'insieme: abbozzando, dovevo disegnare subito la gran massa geometrica in cui era compresa la figura, anche entrando nei particolari non distogliendo mai l'occhio dal tutto. Scopersi cos'ì l'armonia e il legame dei vari punti tra loro della realtà che copiavo e da cui veniva fuori un mistero, un fascino che mi accompagnò sempre." La mano sicura, il gusto straordinario di questa pittrice hanno radici profonde nell'ambiente famigliare e nel duro precoce apprendistato; la sua originalità e la sua autonomia da ogni "convenzione moderna e culturalistica" trovano il naturale supporto nella fiducia e nel rapporto poetico e diretto che l'artista ha con la realtà. Carola Mazot, che non ha ceduto allo stile del nonno Zanetti-Zilla, non soffre certo di tentazioni "d'avanguardia" o di cedimenti ai modelli culturali. Si ritrova un certo idealismo neoclassico che non va disgiunto dal suo incantamento per le luci e i colori e dal suo amore per le forme mutevoli del reale, ma non può sfuggire ad un occhio accorto la robustezza dell'impalcatura. Carola Mazot ama troppo il mistero, la forza che promana da ogni essere e da ogni oggetto, per perdersi nei particolari. I suoi quadri hanno tutti quella sostanziosa capacità di presenza che viene dalla sua naturale visione d'insieme. Così la dolcezza malinconica del colore di matrice veneta, si effonde coi rapidi tratti del disegno, le sue figurazioni hanno una corposità appena abbozzata ma solide di dignità e come immerse in un'atmosfera.