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Carola Mazot
Certe volte avviene di pensare cosa sarebbe stato di noi senza alcune combinazioni avvenute nella vita.
Per esempio davanti alla tela, questo incontro misterioso che non si sa come arrivi, e senza cui non so immaginare l'esistenza, ha un'origine tanto lontana.
Con un lavoro molto giovanile e molto rigoroso da quando un pittore post-impressionista, Vettore Zanetti Zilla, mio nonno, venne a stare da noi.
Avevo 13 anni. Le sue lezioni tutti i giorni, lo stare con lui che mi faceva notare di quanti verdi era composta una massa d'alberi, oppure scoprire il barlume di luce che contorna gli oggetti dando un senso al volume, era molto importante.
Quando mio nonno venne a mancare entrai nello studio di Donato Frisia. In principio mi interessava il suo insegnamento. Mi tolse la preparazione a matita facendomi disegnare dipingendo. Una pittura soprattutto di tecnica e abilità.
Dipingevo dal vero i soggetti che Frisia preparava per sé. Nature morte e ritratti di signore. So che a un certo punto mi staccai dal suo studio e incontrai lo scultore Lorenzo Pepe che per entrare in Accademia, visto che ormai ne avevo l'età, mi dette lezioni di disegno di diversa impostazione. Gli sono molto riconoscente per un insegnamento che i miei maestri precedenti non mi avevano dato. Mi disse che lavorando non dovevo mai perdere d'occhio l'insieme. Anzi, abbozzando dovevo disegnare la grande massa geometrica in cui era compresa la figura ed anche entrando nei particolari non distogliere mai l'occhio dal tutto.
Con questo scoprii l'armonia e il legame tra i vari punti tra di loro, della realtà che copiavo e dalla quale veniva fuori come un mistero, un fascino che mi accompagnò sempre. All'Accademia imparai così a scegliere tra gli insegnamenti dei vari maestri. C'è un mistero, qualcosa di indefinito che arriva dipingendo. Da dove viene non so. So che lavorando, dopo la prima impostazione degli spazi e della dinamica del quadro, devo seguire l'impulso e i mie quadri si finiscono quando vogliono. Certi, molto raramente, in pochi giorni altri in mesi. Alcuni in anni per cui ne ho sempre molti in lavorazione. Tante volte penso che sarebbe di me se non avessi avuto il nonno pittore o se non avessi incontrato quell'insegnante e così via di seguito.
Del resto tutta la nostra esistenza è un intreccio di combinazioni con questo filo che ci accompagna da dove veniamo a dove arriveremo.
Dal diario di Carola Mazot
(Valdagno 2-12-1929 - † Milano 24-05-2016)
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